Si indica col termine figura retorica qualsiasi
artificio nel discorso, volto a creare un particolare effetto.
L'identificazione
e la catalogazione delle figure ha creato problemi di base agli studiosi di
retorica, dall'antichità al XVIII secolo Tradizionalmente
si distinguono le seguenti categorie di figure:
·
figure di dizione per le quali avviene
una modifica nella forma delle parole;
·
figure di elocuzione che riguardano le
parole più adatte;
·
figure di ritmo che seguono gli
effetti fonici ottenuti mediante la ripetizione di fonemi, sillabe, parole;
·
figure di costruzione o di
posizione che si riferiscono all'ordine delle parole nella frase;
·
figure di significato o tropi che riguardano il
cambiamento del significato delle parole;
·
figure di pensiero che concernono l'idea
o l'immagine che appare in una frase.
Enjambement
Consiste nell'alterazione
tra l'unità del verso e l'unità sintattica ed è quindi una frattura a fine verso della sintassi o di un sintagma o
anche di una parola causata dall'andare a
capo come da questo esempio:
« sol con un legno e con quella compagna
picciola da la qual non fui diserto. »
(Dante - Inferno, canto XXVI)
L'enjambement è
un elemento che contribuisce a determinare il ritmo di una poesia, il termine
deriva da una parola francese che significa <<accavallamento>>,<<spezzatura>>. Si verifica
quando due parole della stessa frase che dovrebbero stare saldamente unite,
vengono spezzate tra la fine di un verso e l'inizio di quello successivo. L'enjambement divide
solitamente gruppi sintattici come sostantivo e attributo, soggetto e predicato,
predicato e complemento oggetto, sostantivo e complemento di specificazione,
articolo e nome etc.
Si prendano come esempio anche i seguenti
versi del Manzoni:
« Lui
folgorante in solio
vide il mio genio e tacque;
quando, con vece assidua,
cadde, risorse e giacque,
di mille voci al sònito
mista la sua non ha: [...] »
vide il mio genio e tacque;
quando, con vece assidua,
cadde, risorse e giacque,
di mille voci al sònito
mista la sua non ha: [...] »
(Alessandro
Manzoni, Il
cinque maggio,
vv. 13-18)
Apocope
In linguistica, l'apòcope, detta anche troncamento, indica la caduta
di un fono o di una sillaba in finale di parola.
-
essere nel fior fiore degli anni
-
man mano che
Troncamenti con apostrofo: Nell'evoluzione grafematica della lingua italiana dell'ultimo secolo, si è attestata la regola grammaticale per cui di norma l'apocope non va mai segnalata con l'apostrofo, tranne nei casi di apocope sillabica in cui si verifichino entrambe le seguenti condizioni:
Troncamenti con apostrofo: Nell'evoluzione grafematica della lingua italiana dell'ultimo secolo, si è attestata la regola grammaticale per cui di norma l'apocope non va mai segnalata con l'apostrofo, tranne nei casi di apocope sillabica in cui si verifichino entrambe le seguenti condizioni:
1. la forma tronca risulta uscente in vocale;
2. la vocale finale non richiede il raddoppiamento
fonosintattico con
la parola seguente
o
po' per poco
o e a mo' di per modo
L'allegoria
L'allegoria è la figura retorica per cui un
concetto viene espresso attraverso un'immagine: in essa, come nella metafora, vi è la sostituzione di un oggetto ad
un altro ma, a differenza di quella, non si basa sul piano emotivo bensì
richiede un'interpretazione razionale di ciò che sottintende. Essa opera quindi
su un piano superiore rispetto al visibile e al primo significato: spesso
l'allegoria si appoggia a convenzioni di livello filosofico o metafisico. Per
chiarire, un esempio tratto dalla Divina Commedia di Dante Alighieri:
'ora
del tempo e la dolce stagione;
ma non sì che paura non mi desse
la vista che m'apparve d'un leone.
ma non sì che paura non mi desse
la vista che m'apparve d'un leone.
Questi
parea che contra me venisse
con la test' alta e con rabbiosa fame,
sì che parea che l'aere ne tremesse.
con la test' alta e con rabbiosa fame,
sì che parea che l'aere ne tremesse.
La similitudine
La similitudine (lat. similitudo, gr. parabolé "paragone, confronto", da
cui il termine parabola) è
una figura retorica che consiste nel confrontare due
identità, in una delle quali si individuano proprietà somiglianti e
paragonabili a quelle dell'altra, facendo uso di avverbi quali: come, simile a,
sembra, assomiglia, così come, ecc., a differenza della metafora che non usa
questi avverbi.
La similitudine
si differenzia dalla comparazione perché nella prima i termini del
confronto non sono intercambiabili.
La
similitudine è particolarmente diffusa nei testi antichi come, per esempio,
nella Bibbia:
“La
nostra vita passa come l'ombra di una nube
e si dissolve come nebbia
inseguita dai raggi del sole”.
e si dissolve come nebbia
inseguita dai raggi del sole”.
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