22/10/13




Aggettivo + Preposizione
Italiano
Afraid OF
Paura di…
Angry ABOUT something
Arrabbiato (per qualcosa)
but angry WITH somebody FOR doing something
Arrabbiato con qualcuno
Brilliant AT
Brillante in…
Dependent ON
Dipendente da…
Different FROM (or TO)
Differente da…
Famous FOR
Famoso per..
Fond OF
Appassionato di…
Full OF
Pieno di…
Furious ABOUT something
Furioso per qualcosa
but furious WITH somebody FOR doing something   
Furioso con qualcuno
Interested IN
Interessato da…
Kind OF somebody
Gentile da parte di….
Kind WITH
Gentile con qualcuno
Married TO
Sposato con…
Tired OF
Stanco di…

Posted on martedì, ottobre 22, 2013 by Marco28

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La struttura am/is/are + going to… + infinito si usa per il futuro

Frase affermativa:
sogg. + verbo essere + going to + infinito
Es: I’m going to buy some books Tomorrow                           Domani comprerò dei libri.

Frase negative
Sogg. + verbo essere + not going to + infinito
Es: I’m not going to have breakfast this morning.                  Non faccio colazione stamattina

Frase interrogative
Verbo essere + sogg. + going to + infinito…?
Es: Are you going to invite John to your party?                       Inviterai John al party?

I’m going to do something  significa “faro qualcosa” o “faccio qualcosa”  nel senso che ho deciso oppure ho intenzione di farlo.

Si usa il to be going anche quando sta per accadere, nell’imminente, qualcosa:

Es: Look at the sky. It’s going to rain






Posted on martedì, ottobre 22, 2013 by Marco28

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La nuova fede cristiana parlava di un dio, padre di tutti gli uomini il quale non aveva nessuna distinzione tra razze o condizioni sociali. Ma Gesù cristo venne da subito visto dai romani come un vero e proprio pericolo. Predicando il Messia accusò i Farisei di essere uomini falsi ed'impuri; così questi ultimi lo denunciarono al governatore romano di allora Ponzio Pilato. Ecco che Cristo ed i suoi seguaci furono additati come nemici del genere umano; e rifiutandosi di venerare la figura dell'Imperatore (culto sacro ai romani) Gesù venne crocifisso nel 33 D.C; dall'ora in poi, i cristiani subirono col tempo dure persecuzioni sotto Valeriano, Diocleziano o lo stesso Nerone che li accusò di aver provocato uno spaventoso incendio nella città eterna. I 12 apostoli (o discepoli), dopo uno smarrimento iniziale, cominciarono a predicare a Roma che Gesù Cristo era risorto da morte; così Paolo di Tarso e Pietro (capo dei 12), persero la vita durante la persecuzione. Proprio in questi secoli, nuove realtà cristiane fiorirono sulle terre dell'Impero; le nuove collettività dunque sorgevano soprattutto nelle città più grandi, mantenendosi in contatto tra di loro. A guida di queste nuove comunità, i Cristiani degli anziani chiamati Presbiteri i quali si occupavano delle cure dell'anima, dei sacramenti, dell'eucarestia; questi ultimi venivano poi aiutati durante la liturgia dai Diaconi. I sorveglianti di tutte queste nuove comunità, i continuatori dell'opera degli apostoli si fecero chiamare Episcopi: e si garantivano la corretta adesione alla dottrina in ogni centro abitato che presiedevano, detta Ecclesia.

Posted on martedì, ottobre 22, 2013 by Marco28

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Posted on martedì, ottobre 22, 2013 by Marco28

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Posted on martedì, ottobre 22, 2013 by Marco28

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Posted on martedì, ottobre 22, 2013 by Marco28

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21/10/13

La forma di una poesia ne determina il ritmo, che è una sua parte fondamentale: lo studio dei vari tipi di forma è detto metrica. La metrica di una poesia si decide prima di tutto dalla lunghezza e dal tipo dei suoi versi, ma altri elementi importanti sono anche il tipo di strofa e il tipo di rima che usa: altri elementi della metrica sono le figure metriche e le licenze poetiche.

Un verso di una poesia è la sua unità ritmica principale, e corrisponde grosso modo ad una riga: la lunghezza del verso determina il ritmo, lento per versi lunghi, veloce per versi corti. I versi si classificano per il numero delle sillabe di cui sono composti: nella lingua italiana si hanno dieci tipi di versi, di cui cinque parisillabi (2, 4, 6, 8 o 10 sillabe) e cinque imparisillabi (3, 5, 7, 9 o 11 sillabe).
In ogni verso, il ritmo della lettura è dato dagli accenti più forti, che per questo vengono detti ritmici: il tipo di verso, più che dalla lunghezza in sillabe (che può anche variare: vedi i versi ipermetri e ipometri) è definito soprattutto dalla posizione degli accenti forti al suo interno.
  • il monosillabo formato da una sillaba, esempio: so, tu, già, mio (solo per sineresi, altrimenti due sillabe), io (solo per sineresi, altrimenti due sillabe) ecc.
  • il bisillabo o binario o bisillabico, verso che ha un accento ritmico sulla prima sillaba;
  • il trisillabo o trisillabico, verso che ha un accento ritmico sulla seconda sillaba;
  • il quaternario o quadrisillabo, o quadri sillabico, verso con accenti sulla prima e sulla terza sillaba;
  • il quinario o pentasillabo, verso in cui gli accenti ritmici cadono sulla prima o seconda sillaba e sulla quarta;
  • il senario verso con gli accenti ritmici sulla seconda e sulla quinta;
  • il settenario verso che ha il primo accento ritmico mobile, che può cadere su una qualsiasi delle prime quattro sillabe, mentre il secondo accento è fisso sulla sesta sillaba;
  • l’ottonario verso con gli accenti sulla terza e sulla settima sillaba;
  • il novenario o enneasillabo: da qui in poi sono necessari tre accenti ritmici anziché due soltanto, per l'accresciuta lunghezza dei versi: gli accenti ritmici del novenario cadono sulla seconda, quinta e ottava sillaba;
  • il decasillabo verso con accenti sulla terza, sesta e nona;
  • l’endecasillabo, con un solo accento obbligato sulla decima sillaba ed altri due accenti, fondamentali, mobili e vincolanti, sulla quarta e/o sulla sesta sillaba. Quando, però, in luogo della quarta e/o sesta, l'accento cade sulla quinta sillaba, l'endecasillabo dicesi "non canonico" o "di quinta", mentre l' eventuale ictus sulla settima, chiamato anche "dantesco", è secondario e non vincolante.

Posted on lunedì, ottobre 21, 2013 by Marco28

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19/10/13

C

Primo programma in C svolto in Classe.


Posted on sabato, ottobre 19, 2013 by Marco28

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18/10/13

Preposizione
Quando si usa
Esempio
IN
In si usa quando si intende il concetto “all'interno di..”. All'interno di uno spazio anche senza un confine specifico:

Una Nazione

Una Città

Un edificio

Una strada










I live in Italy

I live in Rome

In the school

In the street

AT
At ha un significato più generale di In.
Lo si usa per Casa, Ufficio, Scuola ma non come edificio ma come luogo dove si vive, si lavora o si studia

He is at home

He is at the swimming pool

At the bus stop

This train calls at Reading (questo treno si ferma a Reading)

TO
Ci si sposta in un luogo preciso

Fino a…

I’m going to Rome

I walked to the end of the road

ON
Sopra, riferito a una superficie
The book is on the desk
BY
Vicino a…..
 She was sitting by the window

Posted on venerdì, ottobre 18, 2013 by Marco28

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Posted on venerdì, ottobre 18, 2013 by Marco28

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È il programma che il microprocessore usa per inizializzare il computer dopo che avete premuto il bottone di accensione. È anche responsabile per la comunicazione tra il sistema operativo e le periferiche di input e output(come hard disk, scheda video, scheda audio, tastiera, mouse etc.etc.). Il BIOS e' parte integrale del PC e viene salvato su una EPROM. Quando avviate il vostro computer, il processore avvia il BIOS, questi controlla che quanto e' collegato al processore sia funzionante e quindi carica il sistema operativo in memoria.

Sebbene il BIOS sia l'intermediario tra il microprocessore e le periferiche di input e output, in alcuni casi può fare in modo che il flusso di dati venga deviato direttamente nella memoria.

          

Posted on venerdì, ottobre 18, 2013 by Marco28

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in c (ma anche in altri linguaggi ad alto livello) un costrutto non è altro che una struttura di controllo in un linguaggio di programmazione strutturata sono quei dispositivi sintattici che permettono di combinare tra loro istruzioni elementari creando cosi istruzioni complesse o blocchi di istruzioni, controllando il flusso della loro esecuzione, i piu famosi in c sono i costrutti selettivi come if - else e lo switch, e i costrutti iterativi come il while e il for.

nel caso dello switch la sintassi è

switch (nomeVariabile)

{

case 1:

.......istruzioni......

break;

case 2:

.....istruzioni.......

break;

}

N.B: se non viene scritta l'istruzione break nel primo caso quando il primo caso viene eseguito eseguirà tutte le istruzioni fino a quando non troverà l'istruzione break ad esempio quella del secondo caso.

Posted on venerdì, ottobre 18, 2013 by Marco28

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Con il termine pirateria si intende l’attività di quei marinai, i quali, abbandonata per scelta o per costrizione la vita sui vascelli mercantili, abbandonavano, depredavano, violentavano e spesso affondavano le navi altrui, in altomare, nei porti, sui fiumi o nelle insenature.

Diversi sono i termini con cui venivano indicati questi Barbari, i primi pirati nel corso del tempo; questi bucanieri, filibustieri, corsari; essi commettevano attività illecite e si riunivano nei covi.

La vita a bordo di una nave pirata era piena di contrasti; sui velieri non mancava il lavoro per l’equipaggio, il quale era costantemente impegnato in una manutenzione della nave stessa. Le regole che la ciurma doveva rispettare erano poche ma dure; vediamone alcune:

1. Nessuno doveva giocare a carte o a dadi per denaro

2. I lumi delle candele dovevano essere spenti alle ore 20

3. Bisognava tenere le proprie armi ben pulite e pronte all’uso

4. Ognuno doveva curare personalmente e lavare la propria biancheria

5. Donne e fanciulle non potevano salire a bordo

6. Tutti avevano diritto di voto, a provviste fresche ed a una reazione di Rhum

7. Chi disertava in battaglia veniva punito con la morte e veniva getto in mare aperto

I Pirati prendevano le loro decisioni in maniera collettiva, non esisteva un Leader, almeno che non fosse il capitano, il quale veniva eletto dalla ciurma, che andava dall’ultimo mozzo al timoniere della nave: il bottino veniva diviso in “quote” uguali anche se raramente al capitano ne venivano assegnate due.

Posted on venerdì, ottobre 18, 2013 by Marco28

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Tra i vari cambiamenti in atto durante il 3 secolo dopo cristo dopo i barbari, nel nostro impero romano avviene un altra notevole trasformazione e che interessa per la prima volta il mondo religioso: la diffusione del cristianesimo a roma.
Da un po di tempo infatti esisteva in urbe una grande tolleranza religiosa proveniente dall Oriente, e portata a roma grazie alle conquiste, nelle varie provincie, delle legioni romane; per cui dappertutto si vedevano templi di Giove, Minerva, con acconto quello di Zeus, Osiride, Anubi di Rha. Questi erano tra gli dei più venerati che garantivano all'uomo la salvezza eterna;
per alcuni di questi dei si praticavano persino sacrifici umani. Così, all'interno di questo fermento religioso, durante i primi secoli dell' impero romano, si collocò, proveniente dalla Palestina, il messaggio diffuso da un certo Gesù di Nazaret, il quale, aveva proclamato che era giunto sulla terra il regno di Dio e che l' inviato da dio, egli stesso, avrebbe salvato tutti i popoli della terra e li avrebbe liberati dall'oppressore. Gesù Cristo proclamava che la salvezza non era riservata ai ricchi o ai potenti,
ma specialmente ai più poveri, ai puri di cuore, a coloro che operavano perdonando le offese. La nuova religione cristiana "monoteistica"
predicava ed aveva al centro del suo pensiero valori ai quali i romani MAI avevano pensato; e parlava di un dio , padre di tutti gli uomini che stava a di sopra di tutti compreso l' imperatore.

Posted on venerdì, ottobre 18, 2013 by Marco28

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I traduttori sono programmi responsabili della traduzione fra due diversi linguaggi di programmazione. Essi generano normalmente programmi scritti in linguaggio macchina a partire da un linguaggio ad alto livello e si distinguono in:

Compilatori;
Interpreti.

I Compilatori traducono i programmi in moduli software scritto in codice macchina, specifico per una determinata architettura hardware, che deve essere linkato e, una volta caricato in memoria da un loader, può essere fruito direttamente da un processore. Non è però scontato che il linguaggio destinazione sia il linguaggio macchina della macchina host, in quanto esistono anche i cross-compilatori, il cui scopo è generare codice esecutivo per altre macchine, le cui risorse (processore, memoria, dischi) potrebbero essere troppo limitate per far girare l'ambiente di sviluppo nel quale viene scritto il programma. Quindi i programmi vengono eseguiti in un emulatore (in sostanza una macchina virtuale) e poi l'eseguibile creato viene portato sulla macchina destinazione.

Gli Interpreti traducono di volta in volta l'istruzione in esecuzione in linguaggio macchina quindi devono essere sempre attivi durante l'esecuzione del programma principale. Anzi per essere più precisi si può affermare che l'unico programma in esecuzione è l'interprete, mentre il programma "principale" costituisce i dati.

WIKIPEDIA

Posted on venerdì, ottobre 18, 2013 by Marco28

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Un ambiente di sviluppo integrato (in lingua inglese integrated development environment ovvero IDE ,anche integrated design environment o integrated debugging environment, rispettivamente ambiente integrato di progettazione e ambiente integrato di debugging), in informatica è un software che, in fase di programmazione, aiuta i programmatori nello sviluppo delcodice sorgente di un programma.


Caratteristiche
Normalmente è uno strumento software che consiste di più componenti, da cui appunto il nome integrato:
un editor di codice sorgente;
un compilatore e/o un interprete;
un tool di building automatico;
(solitamente) un debugger.


A volte è integrato anche con un sistema di controllo di versione e con uno o più tool per semplificare la costruzione di una GUI.
Alcuni IDE, rivolti allo sviluppo di software orientato agli oggetti, comprendono anche un navigatore di classi, un analizzatore di oggetti e un diagramma della gerarchia delle classi.
Sebbene siano in uso alcuni IDE multi-linguaggio, come Eclipse, NetBeans e Visual Studio, generalmente gli IDE sono rivolti ad uno specifico linguaggio di programmazione, come Visual Basic o Delphi.

Posted on venerdì, ottobre 18, 2013 by Marco28

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Le leggi di Kirchhoff sono due relazioni connesse con la conservazione della carica e dell'energia nei circuiti elettrici a parametri concentrati. Furono formulate da Gustav Robert Kirchhoff nel 1845 a seguito di esperimenti empirici e precedono storicamente le ben più complesse e generali equazioni di Maxwell.

I° principio di Kirchhoff (ai nodi)
La somma delle correnti entranti in un nodo è uguale alla somma delle correnti uscenti cioè: la somma algebrica delle correnti che interessano un nodo è uguale a zero.

II° principio di Kirchhoff (alle maglie)
La somma algebrica delle forze elettromotrici (f.e.m.:i generatori) e delle cadute di tensione (c.d.t: le differenze di potenziale ai capi di ogni singola resistenza) che si incontrano in una maglia è uguale a zero.

In questo caso abbiamo per semplicità un'unica corrente I che percorre una maglia chiusa. Lungo il percorso sono dislocate le f.e.m (i generatori) E1,E2,E3 e le resistenze R1, R2, R3,R4 che causano le c.d.t. V1,V2,V3,V4.
Dopo aver considerato arbitrariamente come senso positivo per le tensioni il senso orario, avremo dunque:

http://www.edutecnica.altervista.org

Posted on venerdì, ottobre 18, 2013 by Marco28

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Si parla di collegamento in serie quando due o più componenti sono collegati in modo da formare un percorso unico per la corrente elettrica che li attraversa

Conoscendo il valore della resistenza (in ohm) e l'intensità della corrente elettrica (in ampère) è possibile determinare la tensione elettrica (in volt) su una resistenza con la legge di Ohm[1] (valida sia in corrente continua sia in corrente alternata): V = R . I

Conoscendo la differenza di potenziale V ai capi del resistore e il valore della sua resistenza R, è possibile calcolare l'intensità della corrente elettrica I che circola utilizzando la formula inversa:

I=V/R

La resistenza totale di n resistori in serie è data dalla somma delle resistenze di ciascun resistore:
 Re = R1 +R2+…….Rn

Si parla di collegamento in parallelo quando i componenti sono collegati ad una coppia di conduttori in modo che la tensione elettrica sia applicata a tutti quanti allo stesso modo.

La resistenza totale di n resistori in parallelo è data dalla relazione:
ovvero è il reciproco della somma dei reciproci delle resistenze dei singoli resistori
La formula sopra citata si semplifica nel caso di due soli resistori. In questo caso si avrà:



Posted on venerdì, ottobre 18, 2013 by Marco28

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In fisica, la legge di Ohm, il cui nome è dovuto al fisico tedesco Georg Simon Ohm, esprime la relazione di proporzionalità tra la differenza di potenziale elettrico ai capi di un conduttore elettrico e l'intensità della corrente elettrica che lo attraversa. La costante di proporzionalità è la resistenza elettrica.
Una seconda relazione (spesso denominata erroneamente "seconda legge di Ohm") permette di calcolare la resistenza di un materiale a partire da resistività, lunghezza e sezione.
l'intensità di corrente è direttamente proporzionale alla differenza di potenziale e inversamente proporzionale alla resistenza.
I (intensità) = V (diff. di potenziale) fratto R (resistenza) .
da cui si ottengono le formule inverse:
V=I x R
R=V/I

Prima legge di Ohm: In un conduttore metallico l'intensità di corrente (a temperatura T costante) è direttamente proporzionale alla tensione applicata ai suoi capi e inversamente proporzionale alla resistenza del conduttore.
Se R è la resistenza del conduttore,
    V la differenza di potenziale nel circuito agli estremi della resistenza,
    I l'intensità di corrente,
valgono le segueti relazioni, espresse nella legge di Ohm (a temperatura T costante):

R = V / I         V = R•I          I = V / R
Prima Legge di Ohm

Posted on venerdì, ottobre 18, 2013 by Marco28

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La differenza di potenziale o tensione che si misura in volt (V) è l'energia necessaria per portare una carica da un punto a un altro; la corrente che si misura in Ampere (A) è la quantità di carica (di elettroni in sostanza) che scorre nel circuito.

 Una metafora è quella di considerare l'intensità l'equivalente della portata di un condotto d'acqua e la differenza di potenziale come la pressione.

Ad esempio una batteria che contiene un acido che reagisce con due metalli. La batteria ha due poli, uno positivo e uno negativo se a questi poli non viene collegato nulla, la tensione non si manifesta. la si misura solo nel momento in cui ci colleghiamo un carico; es. una lampadina. a questo punto si crea tra i due poli una differenza di potenziale, (come nel caso dei vasi comunicanti ma con differenti livelli) in quel momento la batteria genera dei flussi di elettroni a causa della sua composizione, (acido/metalli). questo flusso è la tensione. nello stesso tempo però, la lampadina ha una resistenza propria dovuta al suo filamento interno. Questa resistenza genera questa differenza.

http://www.youtube.com/watch?v=5gs9MtNk0YY

Posted on venerdì, ottobre 18, 2013 by Marco28

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04/10/13

Vicino al fiume Vistola, in Germania ve nera uno chiamato popolo dei Goti, essendo un ammasso di guerrieri, saccheggiavano via via per mare per terra le provincie Romane; nel 375 D.C. i Goti sconfissero gli Unni capeggiati da Attila, un popolo di origini mongolica, proveniente dalle steppe dell'Asia centrale.

Posted on venerdì, ottobre 04, 2013 by Marco28

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03/10/13

In elettronica digitale e informatica, una porta logica è un circuito digitale in grado di implementare (cioè di realizzare, simulandone la "logica matematica" mediante opportuni controlli su segnali elettrici) una particolare operazione logica di una o più variabili booleane.

LE PORTE LOGICHE PRINCIPALI SONO:

AND

AND è una porta logica che riceve in ingresso almeno due valori e restituisce 1 solo se tutti i valori di ingresso hanno valore 1. Viene chiamata in italiano "porta di necessità" perché appunto NECESSITA che i valori in entrata siano uguali affinché il valore d'uscita sia verificato.


OR

OR è una porta logica che riceve in ingresso almeno 2 valori e restituisce 1 se almeno un valore di ingresso ha valore 1. Viene chiamata in italiano "porta di sufficienza" perché appunto è SUFFICIENTE che almeno uno dei due valori in entrata sia verificato affinché il valore in uscita sia vero.


NOT

Porta logica che inverte il segnale in ingresso.
Questa porta logica ha un solo ingresso ed una uscita che sarà 1 se l'ingresso è 0 o 0 altrimenti.

Posted on giovedì, ottobre 03, 2013 by Marco28

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Sul finire del 7 secolo D.C., dalla Scandinavia, un gruppo di “uomini del Nord” detti anche Normanni conducevano le loro navi sottili attraverso tutta l' Europa occidentale, raggruppati in vere e proprie bande di saccheggiatori. I Normanni (o Vichinghi) risalivano i grandi fiumi come la Loira, la Gironda o il Tamigi, per poi spingersi velocemente fino all'interno saccheggiando intere città indifese o ricchi monasteri per poi ritirarsi rapidamente prima che queste fossero riuscite ad organizzare una difesa. I Vichinghi si muovevano con imbarcazioni immediatamente riconoscibili per la prua dall'aspetto minaccioso chiamate Drakkars: strette e piccole, con poco pescaggio, spesso con appesa una fila di scudi sul fianco esterno, i Drakkars trasportavano dai 25 ai 30 uomini, e quando il vento calava e la navigazioni procedeva a remi queste imbarcazioni raggiungevano facilmente la riva ed attaccavano di sorpresa pesantemente, soprattutto di notte. I Drakkars (dette anche navi dragone) dominarono l' Europa del nord per circa 300 anni, e trasportavano uomini a centinaia di migliaia di km di distanza, in terre lontane, spesso sconosciute, per commerciare, colonizzare ma molto spesso razziare; la testa di drago scolpita a prua spaventava i nemici ma proteggeva anche l' equipaggio dagli spiriti maligni della mitologia nordica. Lo “Snekke” era il modello di Drakkas più piccolo; lungo 17 metri e largo solo 2,5, riusciva a solcare fiumi anche più bassi di 1 metro; ma su ogni barca si trovavano pochi uomini i quali si sedevano su ceste contenenti i loro effetti personali. Nel 793 i Normanni in Inghilterra distrussero il celebre monastero di Lindfarm e due anni dopo saccheggiarono nella Scozia occidentale saccheggiarono il monastero di jona. I vichinghi, con le loro navi, nel 870 colonizzarono l' Islanda. Nel 985 Erik il Rosso, scoprirà la Groenlandia e vi stabilirà 2 colonie che sopravviveranno per poco tempo a causa del freddo; infine, intorno al 1000 Leif Erikson (figlio di Erik il Rosso), spingendosi ancora di più ad occidente, scoprirà una terra chiamata Vineland (terra del vino) cioè l'America, arrivando fino a New York e toccando al Messico. Solo ne 1042 con Edeoardo il Confessore gli Anglo-Sassoni riacquistarono l' indipendenza poiché i Vichinghi erano entrati in Francia, occupando la Normandia, fino alla conquista dell'Inghilterra della Danimarca e della Norvegia


Posted on giovedì, ottobre 03, 2013 by Marco28

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Dietro i Franchi e gli Alamanni, durante il 5° secolo D.C., apparve un altro popolo barbarico: dalle sponde dell'Elba(Polonia) infatti vivevano i Longobardi, che migrarono i Italia nel 568. Non particolarmente numerosi (tra le 1000000 e 50000 unità), poco coordinati militarmente, si predisponeva a pelle di leopardo, guidati da loro “DUX”, venivano descritti dai romani come generalmente alti, biondi, slanciati, con occhi chiari e molto forti. I Longobardi conquistarono subito in Italia un piccolo territorio chiamato Longobardia, da cui rimasero escluse la Laguna Veneta, la Liguria, e l'esarcato (stato) di Ravenna. Nonostante l' input della cattolicissima regina Teodolinda, moglie di Re Agidulfo, nel voler convertire il suo popolo al cattolicesimo, i Longobardi rimasero principalmente Ariani. Nel 764, i Franchi,(grazie anche al matrimonio tra 2 figli di Pipino e due principesse Longobarde-Carlo Magno infatti sposa Ermengarda) conquistarono e sottomisero il regno longobardo. Intanto a nord del nostro Limes dalle frontiere settentrionali più fredde quasi rimaste abbandonate, in cui le legioni romane mal sopravvivevano, si insediarono altre popolazioni barbariche: gli Svevi e i Vandali in britannia, poi gli Angli e i Sassoni in Scandinavia, i quali soppiantarono completamente la civiltà latino fino ad allora insediatasi.


Posted on giovedì, ottobre 03, 2013 by Marco28

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Dal 5 secolo d.c dopo l'indebolimento dell'Impero Romano, ci si avvia lentamente verso una generale frantumazione delle pratiche di governo, ad una disgregazione delle scuole, ad una difficoltà nelle comunicazioni; ecco che anche il linguaggio, il parlato, viene contaminato dalle parole nuove dei popoli invasori; per questo, attraverso un lento processo linguistico, la forza del latino viene meno, e si affermano su di lui quegli idiomi che, creano le attuali lingue o lingue moderne; in Sicilia, alla corte del ghibellino Federico II di Svevia, fondatore dell'università di Napoli (famosa per gli studi giuridici) e dell'università di Salerno (famosa per gli studi di medicina) vengono da lui chiamati studiosi cattolici, greci ed arabi; il colto imperatore, infatti, che parlava benissimo tedesco, francese, greco, latino, arabo e l'ebraico promuove degli studi scientifici nella città di Palermo; ecco che nel 1230 nasce nel capoluogo siciliano la scuola siciliana, primo centro in Italia in cui si parla italiano e luogo in cui si forma un primo gruppo di intellettuali, in tutto una ventina, i quali introdussero nei loro scritti il volgare siciliano; tra questi Pier delle Vigne, Iacopo da Alentini, Filippo da Messino, Cielo d'Alcamo ed altri. Dopo la morte di Federico II di Svevia nel 1250 la scuola siciliana si frantumò e l'eredità degli studiosi passò in Toscana esattamente a Firenze, prendendo il nome di Dolce Stil Novo; così, il fiorentino scritto, diventa alla fine del '200 la lingua letteraria per eccellenza di tutti gli intellettuali italiani fino ad oggi.
A Firenze infatti un piccolo cenacolo di giovani poeti, capeggiato dal bolognese Guido Guinizzelli, giudice di professione,e dai fiorentini Guido cavalcanti, Cino da Pistoia, Lapo Gianni e lo stesso Dante Alighieri i quali si distaccheranno dalla precedente tradizione siciliana, creando per la prima volta testi di lingua italiana. Questi poeti appartenevano ad una ristretta cerchia di intellettuali, che di fatto costituivano una specie di aristocrazia, non di sangue ma di nobiltà d'animo; erano infatti tutti molto eruditi ed appartenevano all'alta borghesia universitaria. 

Posted on giovedì, ottobre 03, 2013 by Marco28

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